L E C T I O N E S

"CARAVAGGIO: L'INCREDULITÀ DI SAN TOMMASO E LA PIAGA NEL COSTATO DI GESÚ,

ANCHE IN OPERE DEL XX E XXI SECOLO"

  8 aprile 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda


In Caravaggio troviamo una vera innovazione, troviamo più la comprensione di Cristo, grandemente umana, per la debolezza nella fede di Tommaso: non solo non si trova ad un livello superiore, ma anche va incontro agli altri formando così un unico elemento con le altre tre teste.
Fra i tre apostoli Tommaso, posto centralmente, evidenzia ancor di più le sue mani veramente sporche (ricordiamo i piedi del pellegrino in primo piano nella Madonna di Loreto o dei Pellegrini, sempre del Caravaggio degli stessi anni), quindi vediamo le sue mani sporche ma anche le sue unghie sporche. Gesù guida Tommaso a toccare con il dito la ferita (raffigurata perfettamente in maniera chirurgica dal Caravaggio, come un particolare didattico-illustrativo per la scienza medica).In Caravaggio troviamo una vera innovazione, troviamo più la comprensione di Cristo, grandemente umana, per la debolezza nella fede di Tommaso: non solo non si trova ad un livello superiore, ma anche va incontro agli altri formando così un unico elemento con le altre tre teste.
Dove guarda Tommaso? Peraltro con le rughe accentuate della sua fronte, fanno capire lo sforzo che sta facendo per comprendere questa Vera Verità …. Fateci bene caso, non riesce a guardare Il Costato di Gesù, ma fissa la sua vista nel vuoto (contrariamente a quanto nelle iconografie precedenti, dove esisteva un dialogo di sguardi fra Gesù e Tommaso o fra Tommaso e la ferita, e questa è un'altra innovazione di Caravaggio): questo ci fa leggere l'emblema della limitatezza data dalla sua cecità di fede, quindi della vera impossibilità di guardare, quindi di riconoscere LA RESURREZIONE DI CRISTO, diventando vittima di un paradosso si può dire, da lui stesso prodotto, che non è altro che la convinzione umana, così quando ci sentiamo certi della nostra logica ma poi ne restiamo vittime, dalle illusioni passiamo alle delusioni (lui nella sorpresa resta anche in qualche modo “deluso” inizialmente e questo è il momento rafigurato, fra la delusione che raccoglie dalla propria logica e il riconoscimento con la frase che sta per pronunciare: “Mio Signore e Mio Dio”).
Quindi noi spettatori siamo coinvolti completamente nella rappresentazione scenica, e siamo invitati ad emulare il comportamento di Gesù, comprensivo e misericordioso per tutto quel nostro prossimo che non riesce a credere in Dio, proprio per la propria limitatezza di volerlo vedere con gli occhi, quindi sensorialmente, e non attraverso gli occhi della fede, gli occhi della propria anima. «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Seguono opere del XX e XXI secolo, da quelle dissacratrici del Caravaggio a quelle ambigue, a quelle che lo emulano, seppur in chiave minimalista.


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"STABAT MATER"

  25 marzo 2021

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO GRAFICO DELL'EVENTO "STABAT MATER"
arch. prof. Paolo Gioffreda

LECTIO ILLUSTRATIVA "MARIA AI PIEDI DELLA CROCE"
suor Maria Cecilia Visentin

La Mater Dolorosa è generalmente raffigurata nelle iconografie come bella e triste, abbigliata in nero e viola, i colori del lutto. Il volto rivolto al cielo, spesso rigato di lacrime, e negli occhi un’angoscia che non ha voce, non ha parole. Una Mamma che ha sofferto immensamente per amore dell’Unico Figlio, che ha partecipato al Suo Dolore, alla Sua Passione, accompagnandolo fin sulla Croce e versando tutte le proprie lacrime, ai piedi della Croce di Cristo.

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"GESÚ SCACCIA I MERCANTI DAL TEMPIO:

MOMENTI ARTISTICI SIGNIFICATIVI NELLA PITTURA FIAMMINGA DEL XVII SECOLO"

  11 marzo 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda

Si può affermare che il ruolo dei personaggi e lo schema complessivo iconografico, in senso lato, non è stato eccessivamente trasformato nel tempo, è uno di quegli episodi evangelici che è restato pressocchè immutato in un range determinato dell'immaginario collettivo e della nostra memoria.

Quentin Matsys esponente del "Rinascimento Nordico" nel XVI secolo, fa da precursore a Jacob Jordaens, che nel 1650 con un suo antesignano nordico dinamismo barocco e personalità e caratteri quasi caricaturali e grotteschi dei personaggi, nell'opera di Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio ci evidenzia appieno la miseria umana, nelle sue azioni ed emozioni, che viveva, vive e vivrà nel basso commercio, ne gli spazi della sacralità insudiciati ed ingravigliati da comportamenti che possono farci dannare sin qui sulla terra, recandoci astio, rancore, inquietudine, agitazione.




"TRASFIGURAZIONE DI GESÚ E METAMORFOSI PERCETTIVE DI RAFFAELLO"

  25 febbraio 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda

Raffaello lascierà in eredità agli artisti che verrano dopo di lui, pianificando loro oltre due secoli d'arte futura (Manierismo e Barocco): nella fascia bassa preconia lo stile del futuro Manierismo (caratterizzato dalle pose delle figure tese, con muscolature molto compassate che tenderebbero a contorcersi, tipiche del prossimo Manierismo, nella parte inferiore della scena).

Nella fascia alta invece preconizza lo stile del futuro Barocco (nella dinamicità piuttosto sottolineata in tutti i personaggi, insieme alla sintassi chiaroscurale che viene promanata in tutta la magnificenza dell'opera).


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"GUARIGIONI CORPORALI DI GESÚ NELL'ARTE: DALLA SALVEZZA MORTALE ALL'IMMORTALE"

 11 febbraio 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda

Benedetto XVI, in una sua omelia, ci ricorda quanto segue. Un giorno Gesù disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mc 2,17). In quella circostanza si riferiva ai peccatori, che Egli è venuto a chiamare e a salvare. Rimane vero però che la malattia è una condizione tipicamente umana, in cui sperimentiamo fortemente che non siamo autosufficienti, ma abbiamo bisogno degli altri. In questo senso potremmo dire, con un paradosso, che la malattia può essere un momento salutare in cui si può sperimentare l’attenzione degli altri e donare attenzione agli altri! Tuttavia, essa è pur sempre una prova, che può diventare anche lunga e difficile. Quando la guarigione non arriva e le sofferenze si prolungano, possiamo rimanere come schiacciati, isolati, e allora la nostra esistenza si deprime e si disumanizza. Come dobbiamo reagire a questo attacco del Male? Certamente con le cure appropriate - la medicina in questi decenni ha fatto passi da gigante, e ne siamo grati - ma la Parola di Dio ci insegna che c’è un atteggiamento decisivo e di fondo con cui affrontare la malattia ed è quello della fede in Dio, nella sua bontà. Lo ripete sempre Gesù alle persone che guarisce: La tua fede ti ha salvato (cfr Mc 5,34.36). Persino di fronte alla morte, la fede può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile.




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"GESÚ GUARISCE GLI INDEMONIATI: L'INCARNAZIONE DEGLI SPIRITI IMPURI E DEL DIAVOLO NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO CON L'ARTE, DURANTE I SECOLI"

 28 gennaio 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda

Gli spiriti impuri sono visibili quando escono dal corpo, quindi quando Gesù sana gli indemoniati. Anche i diavoli, che assumono le loro sembianze, assumono anche aspetti molteplici, conformemente alle loro abilità nella mutazione, nel mascheramento, nell'uso di imprevedibili strumenti ingannatori per conseguire l'obiettivo della perdizione delle anime, prima di entrarvici o di rientrarvici. Infatti anche il diavolo si presenta in più figure, fra cui le più rappresentate, quelle del tentatore (il serpente od in sembianze umane, femminili in particolare, ma anche di uomo pio e colto, di viandante, di contadino) ed anche del torturatore.

Fino al primo medioevo il diavolo o lo spirito immondo, che esce dal corpo indemoniato, risulta un diavolicchio, una sorta di orrido folletto o di spirito maligno, in qualche modo incarnato, certamente spregevole ma anche ridicolo. In tardo medioevo quelle figure mutano con esseri deformi e ripugnanti, ibridi tra uomo e bestia, cornuti, con ali, al modo dei vampiri, e con code che sottolineano il ruolo bestiale. Nei secoli successivi queste figure assumeranno, per le crisi di varia natura ma anche per la peste, l'epidemia del Trecento, sembianze ancora più grottesche.

In sintesi verrà evidenziato, in un'excursus storico, come l'immaginario degli artisti (che da sempre incide su quello collettivo) abbia trasformato principalmente queste iconografie, sia del diavolo, sia dello spirito impuro.



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"BATTESIMO DI CRISTO E CITTÀ IDEALE: LE ESSENZIALI E RECONDITE RIVELAZIONI DI PIERO DELLA FRANCESCA"

14 gennaio 2021

arch. prof. Paolo Gioffreda

L’Arte Sacra, del primo Rinascimento, già evidenzia che la vera esaltazione della libertà, dell’uomo umanista, si può concretizzare solo nella libera esaltazione della creazione e della potenza divina.

Il Battesimo di Cristo e la sua Città Ideale, ma anche in altre opere di Piero della Francesca, nell'ottica rinascimentale lungimirante, di cui è stato pioniere, ci rivelano un cantiere durato mezzo millennio, fra la Basilica di San Pietro in Vaticano ed il Tevere, attraverso sia il Bramante, Gian Lorenzo Bernini, Cosimo Morelli, Marcello Piacentini, sia i segni ed i simboli sacri in pittura, architettura, urbanistica."


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"IMMACOLATA CONCEZIONE: MUTAZIONI E MUTAMENTI FRA TIPOLOGIE ICONOGRAFICHE"

3 dicembre 2020

arch. prof. Paolo Gioffreda

Un'analisi che sottolinea l'apporto che l'Arte Sacra ha esercitato per giungere al Dogma proclamato da Pio IX nel 1854, in sinergia con una più approfondita interpretazione delle Sacre Scritture, i padri della Chiesa, le dispute teologiche e la devozione popolare. Questo video-lectio è stato un approfondimento su alcune opere che Paolo Gioffreda presentò ad una conferenza del 2017, con la prolusione di mons. Mario Magistrato, al Teatro "Il Girasole" in Roma.


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"CRISTO RE: UNA FESTA PREDISPOSTA DA UNA MOLTEPLICITÀ ICONOGRAFICA"

19 novembre 2020

arch. prof. Paolo Gioffreda

Andiamo insieme a svelare le maggiori iconografie ed iconologie nella storia dell'arte, riguardo Il Cristo Re dell'Universo, o delle Potenze, solennità dell'ultima domenica degli anni liturgici, come sintesi di un cammino artistico e spirituale che abbiamo svolto sicuramente anche nel corso di quest'anno liturgico, anno che volge così al termine.

La solennità di Cristo Re dell'Universo, o delle Potenze, fu istituita da Pio XI il giorno 11 dicembre 1925 mediante l’enciclica "Quas Primas". Tuttavia la festività era già ufficiosa, in quanto non nuova era l’idea della Regalità attribuita alla Figura di Cristo, che non soltanto Le Sacre Scritture, i Padri della Chiesa ed i teologi, ma anche l’Arte Sacra e la devozione popolare hanno da sempre sentito e testimoniato concordemente.


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"DISCORSO DELLA MONTAGNA E BEATITUDINI: DISTINZIONI E ACCOSTAMENTI RAFFIGURATIVI"

6 novembre 2020

arch. prof. Paolo Gioffreda

A livello artistico, la rappresentazione delle singole Beatitudini è meno ricorrente rispetto a quella del Discorso della montagna, per l’ovvia difficoltà di renderle in immagini. Le si ritrova così presenti in vari modi: dalla modalità allegorica a quella resa mediante lo scritto, fino all’immagine completamente astratta.Inizialmente, le Beatitudini sono presentate tramite delle personificazioni singole o affiancate alle Virtù.


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